“CIVES – Laboratorio di formazione al bene comune”, ha organizzato la settima videoconferenza nell’ambito del nuovo ciclo di iniziative “CIVES in dialogo”, proponendo un confronto con Enrico Ciciotti del Laboratorio di Economia Locale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e docente di Politica Economica, sul tema: “Strategie di futuro delle città. Quali prospettive per le città medie?”. Ad introdurre il dialogo è stato Ettore Rossi, coordinatore di CIVES. All’incontro ha preso parte anche Paolo Rizzi, direttore scientifico di CIVES e docente di Economia Applicata all’Università Cattolica.
Nell’introduzione, Ettore Rossi ha fatto riferimento alle idee per contribuire allo sviluppo delle città medie tra cui Benevento. “Nei mesi scorsi – ha detto Rossi – ci siamo detti che è importante pensare la città con i cittadini che la abitano, non è più pensabile infatti che le classi dirigenti siano in grado di interpretare i bisogni in nome e per conto della comunità se la stessa non è coinvolta. Abbiamo bisogno di classi dirigenti inclusive e, a tal riguardo, un tema decisivo è, prima di scegliere cosa fare, capire come farlo. Vorremmo costruire una visione condivisa sul futuro di Benevento che non può prescindere dall’ascolto dei portatori di interesse e riteniamo che lo strumento più adeguato a fare questo sia un piano strategico costruito nella logica del dialogo”.
Enrico Ciciotti ha introdotto il tema oggetto dell’incontro partendo dalla riflessione sull’impatto della pandemia sulle città: “Innanzitutto ci sono stati impatti sui sistemi di produzione che hanno messo in crisi il modello di globalizzazione, ciò ha generato sostanzialmente una riallocazione della produzione attraverso reti brevi e internalizzazione della produzione. Abbiamo visto effetti anche sui costumi con la ripresa del mercato nei negozi tradizionali e di quartiere, ma anche un rafforzamento dell’economia digitale soprattutto per quanto riguarda l’accesso a beni o servizi. Sono aumentate le disuguaglianze sociali e geografiche nell’accesso ai servizi con l’emergente rischio di un forte divario digitale. Anche per quanto riguarda i trasporti abbiamo assistito ad una riduzione della mobilità obbligatoria con l’aumento del trasporto privato e la riduzione del pendolarismo, complice anche il netto aumento del telelavoro. In tema di governance abbiamo osservato effetti opposti: è aumentata la decentralizzazione verso i governi locali (con il rischio di aumentare l’inefficienza) e, allo stesso tempo, è stata chiesta più centralizzazione e governi centrali più forti. Ma in Italia non si sa chi si dovrebbe occupare delle città.
Importante anche l’impatto sulle abitazioni e l’urbanizzazione: la qualità degli alloggi sta peggiorando per l’aumento delle disparità anche in relazione all’obbligo di stare in casa, sono andati migliorando i subcentri metropolitani così come si sono create nuove opportunità per il rilancio delle città medie che offrono l’occasione di fornire una migliore gestione della densità urbana, pensiamo poi anche alle comunità di quartiere in cui tutti i servizi si possono raggiungere a piedi entro il raggio dei 15 minuti e promuovere nuove soluzioni per l’assistenza agli anziani”.
“Per provare a invertire il trend – ha aggiunto Ciciotti – la politica delle città intelligenti nelle città medie deve puntare in maniera più efficace ad un approccio orientato all’integrazione tra domanda e offerta basato sul modello dell’innovazione sociale. Innanzitutto, è necessario costruire scelte che non vengano più imposte dall’alto ma siano condivise dal basso e siano connesse a tutti i temi che riguardano la vita di una città come la gestione delle risorse idriche, le telecomunicazioni, i servizi sociali, la cultura, il turismo, la salute. È importante, inoltre orientare fortemente queste scelte verso lo sviluppo sostenibile avendo come punto di riferimento gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e in particolare l’obiettivo 11, cioè rendere le citta inclusive, sicure, resilienti e sostenibili. Dobbiamo, pertanto, togliere dal nostro vocabolario la parola crescita perché l’obiettivo deve essere, appunto, lo sviluppo sostenibile. Tutto ciò deve avvenire, da un lato, attraverso una pianificazione strategica integrata a livello locale secondo il modello della quadrupla elica ovvero Istituzioni, Ricerca, Imprese e Società Civile e, dall’altro, attraverso un rafforzamento delle reti esterne”.
“Sebbene nell’inchiesta sulla qualità della vita de Il Sole 24 ore – ha concluso Ciciotti – Benevento figuri complessivamente al settantanovesimo posto, emergono comunque elementi su cui riflettere come, ad esempio, l’assenza di coinvolgimento dei privati nella realizzazione di interventi in città, essendoci solo il soggetto pubblico. È un approccio tutto da spesa pubblica, mentre è importante pensare a come attivare anche la spesa privata sui progetti. Questo atteggiamento va ripensato perché il pubblico dovrebbe fare da apripista per poi fornire incentivazioni per i privati, sollecitando contemporaneamente domanda e l’offerta, basandosi sui bisogni dei cittadini”.