Carissimi,
il tempo di Avvento è ormai imminente e con esso l’inizio di un nuovo Anno Liturgico, nel quale la Chiesa italiana prosegue e approfondisce il proprio percorso sinodale e la Chiesa tutta celebra il Giubileo che ci chiama ad essere «Pellegrini di speranza»: sarà per tutti un anno di grazia, un’opportunità per crescere nella fede, nella speranza e nella carità. Come Chiesa diocesana ci recheremo in pellegrinaggio a Roma, sede di Pietro, sabato 15 febbraio 2025, per partecipare all’udienza con Papa Francesco e passare la Porta Santa presso la basilica di S. Pietro. Affinché quest’anno sia da noi vissuto in modo più intenso e fruttuoso, è necessario mettere al suo centro la Parola di Dio, che «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). È vero, infatti, che siamo stati «rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna» (1Pt 1,23), così come è vero ciò che afferma san Girolamo: «Se al dire dell’apostolo Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio, colui che non conosce le Scritture non conosce la potenza di Dio, né la sua sapienza. Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo» (Commento al profeta Isaia, Prologo). Difatti, «nella Parola di Dio è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell’anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale» (Dei Verbum 21). Riprendendo quanto scrivevo ormai tre anni fa, nella lettera Lampada ai nostri passi, vi suggerisco quindi alcuni modi concreti per un utilizzo sapiente della Parola di Dio nella vita pastorale. Oltre che irrobustire il ruolo che essa ha nelle celebrazioni in onore della Vergine e dei santi come nelle tradizionali celebrazioni mariane nei mesi di maggio e ottobre, nei tempi forti di Avvento-Natale e Quaresima-Pasqua si potrebbe proporre la recita di alcune parti della Liturgia delle Ore (lodi e vespri in modo particolare), tutta incentrata sulla Parola di Dio, così da educare pian piano i singoli fedeli e la comunità nel suo insieme a nutrirsene abitualmente. Sempre nei tempi forti di Avvento-Natale e Quaresima-Pasqua, è bene che s’intensifichi l’ascolto e lo studio della Parola di Dio anche con iniziative straordinarie. Nelle singole parrocchie, o tra parrocchie vicine, si potrebbe attivare la pratica della lectio divina, nel caso pure basandola sulla lettura del Vangelo della domenica successiva, ciò che favorirebbe una partecipazione più consapevole alla liturgia festiva. È bene che il metodo privilegi il confronto tra la Parola e l’esperienza di vita di ciascuno; ogni singolo partecipante dovrebbe cioè chiedersi: cosa dice questa Parola alla mia vita? Ci sono state situazioni nelle quali questa stessa Parola mi è stata di aiuto? Oppure nelle quali ho agito contrariamente a quanto mi chiede? È necessario concentrarsi sul proprio vissuto in modo da non divagare su questioni generiche ed evitare così inutili dibattiti tra i presenti. Gli animatori a guida dei gruppi (sacerdoti, religiosi o religiose, laici) dovranno favorire il più possibile la riflessione dei convenuti, evitando lunghe introduzioni: dopo la lettura del brano e un breve tempo di silenzio per interiorizzarne l’ascolto, una presentazione di 5-7 minuti è più che sufficiente a motivare le risonanze dei presenti. Le persone, infatti, vogliono essere anzitutto ascoltate, anziché ascoltare altre prediche. Compito di chi le guiderà sarà perciò di facilitarne gli interventi, correggendo eventuali deviazioni di rotta e scoraggiando discorsi troppo lunghi o il ripetersi di più contributi da parte della medesima persona, alla fine tirando una breve sintesi. Gli incontri, poi, dovrebbero concludersi nello spazio massimo di 60-70 minuti e i partecipanti non essere troppo numerosi (10-15 persone sarebbe il numero ottimale). Con una metodologia simile potrebbero esser condotti anche i Centri di ascolto nelle case. Questi costituiscono uno strumento semplice ed efficace di pastorale missionaria e consentono l’incontro con persone che non sempre si vedono in chiesa. Nell’ambito di ogni zona pastorale, si potrebbe inoltre attivare una Scuola della Parola che, in modo semplice e certo non specialistico, ne incentivi un vero e proprio studio, così da fornire ai partecipanti i primi rudimenti dei Vangeli: si potrebbero prendere in considerazione percorsi attinenti al cammino sinodale o alla tematica giubilare. Studio che – per i più volenterosi e desiderosi di apprendere – potrebbe poi continuare presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose con l’iscrizione ai corsi biblici in qualità di auditori.
Carissimi, in forza del battesimo, siamo tutti partecipi di una vocazione santa: tutti, infatti, abbiamo «ricevuto l’unzione dal Santo» (1Gv 2,20). «Questa unzione spirituale – dice Agostino – è lo stesso Spirito Santo, il cui sacramento consiste nell’unzione visibile» (Commento alla lettera di san Giovanni 3, 5). E continua: «Se è la sua unzione che vi istruisce su tutto, il nostro è come un lavoro inutile. Perché tanta insistenza nell’istruirvi? Non è meglio affidarvi alla sua unzione, cosicché sia essa ad istruirvi? […] C’è qui un grande mistero sul quale occorre riflettere, o fratelli. Il suono delle nostre parole percuote le orecchie, ma il vero maestro sta dentro. Non crediate di poter apprendere qualcosa da un uomo. Noi possiamo esortare con lo strepito della voce ma se dentro non v’è chi insegna, inutile diviene il nostro strepito» (ibidem 3,13). Ognuno di noi ascolti la voce del Maestro interiore, che ci parla principalmente attraverso la Parola di Dio. A tutti, un augurio sincero per un vero anno di grazia!
† Felice vescovo