Lettera ai presbiteri delle Diocesi della Campania
Carissimi confratelli nel sacerdozio,
nel nostro incontro a Salerno (10-11 ottobre) abbiamo riflettuto sulla recezione sull’Esortazione apostolica “Amoris laetitia” nelle nostre comunità. Ringraziamo Papa Francesco per questo dono fatto alla Chiesa: il documento offre una grande opportunità. Anche noi Vescovi siamo coinvolti in un cammino di discernimento e ci interroghiamo sulla ricaduta del documento nel vostro ministero. Il documento non dà “ricette” ma apre percorsi da intraprendere e possibilità da scrutare. Esso richiede una conversione della nostra pastorale, che consiste nel dare maggiore centralità alla persona concreta e nell’investire tempo e competenze per il suo ascolto e accompagnamento. Sappiamo che già la pastorale ordinaria assorbe molto del vostro tempo e delle vostre energie. Ora, anche a causa di una inadeguata interpretazione del documento, siete ancora più pressati da tanti fedeli che vivono situazioni di relazioni ferite, i quali si rivolgono a voi per avere risposte immediate (come, ad es., per l’accesso ai sacramenti, l’idoneità di padrino, ecc…).
Nell’attesa di indicazioni più organiche da parte nostra, vogliamo rivolgervi subito una parola di orientamento e di sostegno. Voi, infatti, siete “il prossimo più prossimo del vescovo e il comandamento di amare il prossimo come se stesso comincia per noi vescovi precisamente con i nostri preti” (Papa Francesco). In primo luogo, vi invitiamo a non procedere ad una lettura affrettata e parziale del documento, ma ad approfondirlo, preferibilmente insieme con gruppi di famiglie, con spirito sinodale. Inoltre, è necessario un percorso serio di accompagnamento delle persone, senza sconti nè scorciatoie. Siamo consapevoli che dobbiamo apprendere tutti la difficile “arte dell’accompagnamento e del discernimento”, per la quale dobbiamo riconoscere che c’è una carenza di formazione. Infine, “siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle” (nr.37). Vogliamo anche richiamare alcuni possibili rischi, quali, ad es., quello di procedere in ordine sparso o in modo frammentario, con l’inevitabile conseguenza di mettere in atto pratiche difformi che inducano a separare i sacerdoti, dividendoli in cosiddetti “lassisti” e “rigoristi”, creando disorientamento tra i fedeli.
In questi giorni ci siamo posti alcuni interrogativi che vogliamo condividere con voi. Dobbiamo chiederci come è impostata la pastorale familiare nelle nostre diocesi: c’è una preparazione remota al matrimonio? Come è strutturata la preparazione prossima al matrimonio? Ci si limita a interventi di esperti o, invece, è un vero cammino catecumenale al sacramento? Come mettere in atto nelle nostre diocesi l’accompagnamento di coloro la cui relazione matrimoniale si è infranta? Come impostare l’itinerario di discernimento che orienta i fedeli alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio e alla comunità? E noi, vescovi e presbiteri, siamo preparati per il discernimento in questione? E le persone che vivono le situazioni di fragilità sono disponibili a fare un cammino di discernimento oppure vogliono tutto e subito? Infine, come discernere quali forme di esclusione attualmente praticate (ad es., l’incarico di padrino, di catechista, di lettore, ecc..) possano essere superate? E, in generale, come riannunciare la bellezza del Vangelo della famiglia?
Come vescovi, ci impegniamo a continuare la riflessione e ad offrire in tempi congrui alcune linee comuni, evitando che esse diventino una sorta di “prontuario” ma siano orientamenti di un cammino concreto. Siamo, infatti, consapevoli che è certamente opportuno indicare dei criteri ma ogni pastore non può evitare la fatica del discernimento.
Cari presbiteri, facciamo nostro l’invito che Papa Francesco rivolge alle famiglie a conclusione dell’Esortazione: “ Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! Quello che ci viene promesso è sempre di più. Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa” (Nr.325).
I vostri vescovi