CIVES – Laboratorio di formazione al bene comune ha organizzato la dodicesima videoconferenza nell’ambito del nuovo ciclo di iniziative Cives in Dialogo, proponendo un confronto con Gregorio Arena, Presidente di Labsus – Laboratorio per la sussidiarietà e docente di diritto amministrativo, sul tema: “I custodi della bellezza. Prendersi cura dei beni comuni. Un patto tra cittadini e istituzioni”. Al centro del confronto c’è stato anche l’ultimo libro, con il medesimo titolo dell’incontro, di Gregorio Arena che raccoglie le esperienze di amministrazione condivisa censite dal 2014 in tanti comuni italiani, ma anche sul piano internazionale. Il testo è edito dal Touring Club Italiano.
Il dialogo è stato introdotto da Ettore Rossi, Coordinatore di Cives, che ha affermato: “Il modello dell’amministrazione condivisa secondo il paradigma della sussidiarietà consente ai cittadini di sentirsi parte della soluzione dei problemi della propria città ed è uno dei modi nuovi per partecipare alla vita pubblica. In questa ottica la cittadinanza attiva riveste un ruolo fondamentale per sprigionare energie volte a realizzare gli interventi di cura e gestione condivisa ma anche di rigenerazione dei beni comuni cittadini. L’apporto dei cittadini va premiato e non certo soffocato, le risorse nascoste nella comunità devono essere portate alla luce e con l’Amministrazione condivisa questo si può fare: i comuni e le classi dirigenti locali che credono nell’importanza del contributo positivo dei cittadini hanno oggi gli strumenti giuridici per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà. Tra questi strumenti va annoverato il regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni – che Benevento non ha ancora adottato – di cui il professore Arena si è fatto promotore ormai da diversi, ma vanno ricordati anche i cosiddetti patti di collaborazione che danno attuazione all’amministrazione condivisa. Alla luce di questa grande opportunità riteniamo che sia tempo anche per Benevento, come propone il Prof. Arena, di siglare e realizzare un “patto per la ripresa” tra cittadini e istituzioni in vista della ricostruzione”.
“È fondamentale – ha concluso Rossi – superare nella prassi istituzionale locale l’idea che i cittadini siano soggetti passivi e che ci sia qualcuno che si debba occupare di essi. Noi siamo dell’idea che dobbiamo integrare le forme della democrazia rappresentativa, che rimangono fondamentali, con quelle della democrazia diffusa e deliberativa, che consentano di partecipare ai processi decisionali oltre che alla concreta soluzione dei problemi riguardanti la comunità”.
Gregorio Arena, in seguito ha affermato: “Il tema dell’amministrazione condivisa si è fortemente evoluto e diffuso nel corso del tempo ed, effettivamente, è andato anche oltre il confine dell’Italia realizzando sempre più questo straordinario cambiamento che non è dovuto tanto al fatto che noi italiani siamo abituati da sempre a supplire alle carenze di un’amministrazione vista come lontana ed inefficiente ma che, in realtà, questo sia un fenomeno di riappropriazione di spazi: infatti quando i cittadini attivi si prendono cura di uno spazio verde oppure quando puliscono un’area abbandonata o si prendono cura di una piazza o di uno luogo degradato, essi sono sovrani esattamente come quando vanno a votare. La cittadinanza attiva, intesa in questo modo, è una forma di sovranità perché il sovrano si occupa e si preoccupa di quello che ritiene suo, mentre quando ci si sente ospiti della repubblica non ci si preoccupa. Questo va inteso anche come forma di integrazione poiché quando si ha cura di un luogo si genera anche integrazione”.
“Ad oggi – ha aggiunto Arena – sono 235 i comuni che hanno adottato il regolamento per l’amministrazione condivisa, altri si stanno aggiungendo arricchendo il mosaico di enti che hanno scelto questo metodo. Nel corso del tempo anche il regolamento stesso, nato nel 2014 in collaborazione con il Comune di Bologna, è cambiato introducendo la distinzione fra patti di collaborazione ordinaria e patti complessi a seconda del bene comune oggetto dell’accordo. Queste modifiche, come tutto il regolamento, partono sempre dal principio cardine contenuto nell’articolo 118, ultimo comma della Costituzione che fa riferimento al concetto di sussidiarietà. Il regolamento si è innovato nel corso del tempo: penso ai patti di collaborazione che hanno permesso, per la cura di beni comuni, di sperimentare collaborazioni sempre più innovative. I patti si sono dimostrati, inoltre, luoghi di socializzazione e di incontro in cui le persone si prendono cura delle relazioni che tengono insieme le loro comunità producendo coesione sociale e senso di appartenenza. Sono luoghi anche dove aiutare le persone sole, diventando espressioni estremamente attuali anche in questa fase di pandemia. Si dice che le città sono luoghi in cui convivono gli estranei. Ma quando questi estranei si prendono cura insieme dei beni comuni, diventano amici e si crea così capitale sociale. Per far crescere questo grande movimento di cittadinanza attiva vi lancio la proposta di formare i facilitatori dei patti di collaborazione, una figura professionale capace di promuovere su tutto il territorio campano la loro stipula. Tutti questi elementi mi portano a dire che il modello di amministrazione condivisa è destinato a proliferare e svilupparsi sempre più per un motivo molto semplice, ovvero che risolve i problemi della comunità”.