Cinque anni sono ormai trascorsi dalla memorabile visita di Papa Francesco a Pietrelcina, un evento che ha lasciato un segno nella nostra memoria collettiva. Papa Francesco si disse allora “lieto” di trovarsi tra noi, nei luoghi “dove Francesco Forgione nacque e iniziò la sua lunga e feconda vicenda umana e spirituale”, dove “cominciò a sperimentare la maternità della Chiesa, della quale fu sempre figlio devoto”. “Imitando il suo eroico esempio e le sue virtù – disse il Papa –, possiate diventare voi pure strumenti dell’amore di Dio, dell’amore di Gesù verso i più deboli”. E, invitandoci a dare testimonianza di comunione, ci ammonì: “Per favore non spendete tempo, forze, a litigare fra voi”. “Per favore: pace fra voi, comunione fra voi”.
Nell’occasione, rivolgendo il saluto al Santo Padre, dicevo, tra l’altro come il presente non manca di porre sempre nuovi problemi: “La nostra terra soffre, a dispetto delle sue grandi potenzialità, che restano mortificate dalla grave debolezza delle infrastrutture: così i nostri giovani sono costretti a cercare lavoro altrove e nei nostri Comuni – come in tutte le aree interne del Paese – la popolazione diminuisce, mentre l’età media di coloro che restano s’innalza sempre più. Tutto ciò pone nuove urgenze alla vita pastorale”.
In questi anni abbiamo cercato – pur con tutte le incognite che pone ogni nuovo cammino – di individuare nuovi percorsi. La visita del Papa fu per noi motivo di speranza, stimolo a leggere meglio il presente per camminare con speranza verso il futuro. Possa, quell’evento di grazia, aiutarci a vivere sempre più e sempre meglio in spirito di comunione, per divenire strumenti dell’amore di Dio.