“Cresce la povertà nel Sannio. Se proviamo a immergerci con maggiore attenzione nella vita quotidiana della nostra città e dei nostri paesi, a guardare i volti delle persone e le sofferenze delle famiglie, ci rendiamo conto che pezzi consistenti della nostra comunità faticano a conservare condizioni di vita dignitose. C’è la povertà della porta accanto, cioè di quei tanti vulnerabili che hanno perso il lavoro o ne hanno uno precario, di chi per la rottura di un legame familiare non riesce a fronteggiare tutte le situazioni che gli piombano addosso, con risposte in termini di welfare sempre più deboli, perché mancano le risorse. Se si comprende che oggi la povertà ha profili multidimensionali, si possono progettare risposte che per essere efficaci devono avere questa stessa impostazione”. Ettore Rossi, direttore diocesano dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro, ha così introdotto il decimo incontro di CIVES – Laboratorio di formazione al bene comune, che venerdì ha visto come relatori Don Nicola De Blasio Vicario episcopale per la Carità della Diocesi di Benevento e Gabriella Giorgione responsabile della comunicazione della Caritas diocesana. Essi hanno riflettuto sul tema: “La vulnerabilità sociale e la povertà nelle nostre comunità”.
Don Nicola ha esordito dicendo: “L’obiettivo della Caritas è di scomparire, perché ciò significherebbe aver sconfitto la povertà. Le persone in difficoltà devono essere aiutate a conquistare l’autonomia”. Poi dopo aver elencato i preoccupanti dati della povertà a livello nazionale – 4 milioni e 700mila in povertà assoluta e 8 milioni e 400mila in povertà relativa – il Direttore della Caritas ha rivolto la sua attenzione al livello locale. “Benevento non è una citta per i giovani. Non avere giovani, significa non avere futuro. Senza prospettive per i ragazzi che sono costretti andare via, tra 50 anni alcuni dei nostri piccoli paesi non ci saranno più”. Rispetto a coloro che si rivolgono alla Caritas diocesana per ottenere un aiuto, don De Blasio ha spiegato che sono in maggioranza gli italiani a bussare alla loro porta (70%) ed in particolare le persone tra i 25 e i 54 anni. Nel 2017 sono stati 502 i nuovi accessi al centro d’ascolto diocesano, mentre nello stesso anno i ritorni sono stati 4247. Vengono in Caritas perché incontrano qualcuno che li ascolta, mentre altrove hanno trovato le porte chiuse. “Noi non abbiamo tutte le soluzioni ma li accogliamo e ci relazioniamo con loro. Vediamo che anche alcuni professionisti si stanno riducendo in povertà in quanto, a volte, non hanno alcun ammortizzatore sociale. Ecco perché diciamo che questa ripresa di cui si parla, a Benevento, non la vediamo. La crisi non è affatto finita”. Il direttore Caritas ha ricordato, inoltre, che il territorio porta ancora evidenti i segni dell’alluvione dell’ottobre 2015, mentre si registrano grandi ritardi per quanto riguarda l’assegnazione dei fondi per ristorare i danni ai beni delle persone e delle imprese. Una riflessione è stata rivolta anche al Reddito d’inclusione varato di recente da Governo nazionale come misura di contrasto alla povertà (già 80 famiglie si sono rivolte allo sportello del centro d’ascolto). “Ancora non è partito niente e noi come Caritas stiamo facendo supplenza”. Ha poi ricordato l’importante servizio svolto dalla mensa che eroga quasi 5mila pasti mensili a pranzo e a cena. Il dormitorio, invece, ha nel 2017 ospitato 173 persone, con punte soprattutto nei periodi caldi.
La responsabile della comunicazione Caritas Gabriella Giorgione ha descritto l’impegno della Chiesa locale per i migranti, sottolineando che “dietro il volto di ognuno di loro c’è una persona e non una categoria. Ed abbiamo scoperto che, rispetto al loro arrivo nei nostri territori, le soluzioni ci sono”. La risposta è stata trovata nella formula dal welfare al welcome. Per costruire una società ad esclusione zero, la Caritas di Benevento è partita da alcuni presupposti: l’Europa si sta spopolando, i migranti lasciano i loro paesi per venire da noi, i legami sociali si stanno sfilacciando. “Allora ci siamo rivolti ai nostri piccoli comuni per aiutarli nell’attivare progetti per l’apertura degli SPRAR, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati”, ha continuato Giorgione ricordando che sono stati 14 i progetti vinti dai comuni con la loro collaborazione nel territorio diocesano, attraendo circa 8 milioni di euro. Ha poi concluso affermando che in questo modo “il sogno dei migranti viene a sposarsi con il sogno dei nostri giovani che grazie a loro hanno trovato un lavoro”.