Cives riapre le porte. Il “laboratorio di formazione al bene comune” è giunto alla XII edizione ed è promosso dall’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Benevento in collaborazione con il Centro di Cultura “R. Calabria” e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il titolo intorno a cui si intessono i nuovi incontri che vedranno la partecipazione di personalità del mondo accademico, istituzionale e associazionistico è : “Liberi e forti. Cittadini che cooperano per il bene del Paese”. Il richiamo è agli insegnamenti di don Luigi Sturzo. Partecipano alla nuova edizione anche studenti del liceo scientifico “Rummo”, del liceo classico “Giannone” e del “Guacci” di Benevento. All’apertura dei lavori presso la sala “Lazzati” del Centro di cultura “R. Calabria” in piazza Orsini sono intervenuti don Mario Iadanza, Direttore dell’Ufficio Beni culturali e arte sacra della Diocesi di Benevento e Ernesto Preziosi, già parlamentare, presidente dell’associazione “Argomenti 2000” e profondo conoscitore del pensiero sturziano che hanno relazionato sul tema “L’attualità dell’appello ai liberi e forti di Luigi Sturzo”. Ha moderato Ettore Rossi che ha introdotto le tematiche oggetto degli incontri in programma fino al 1 marzo, data in cui si insedierà la giuria popolare secondo la tradizione ormai consolidata di Cives, per fare il punto sui servizi pubblici nel Sannio.
Chi sono oggi i liberi e forti? Per il direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e il lavoro della Diocesi di Benevento sono coloro che si interrogano rispetto alla gravità della situazione che vive il Paese, carica di rischi ed incertezze. Coloro che scelgono di partecipare anche in forme nuove ed inedite. Coloro che intendono vivere in una società aperta ed inclusiva che non tagli fuori i più deboli o le aree marginali (vedi il Mezzogiorno) e sia accogliente, senza paura, anche verso chi viene da Paesi dilaniati dalle guerre e dalle povertà. Coloro che credono nella cooperazione come strumento per liberare i giovani dalla mortificazione di un lavoro che non c’è o è troppo precario. Coloro che guardano al sistema delle relazioni internazionali rifiutando imperialismi e protezionismi.
Don Mario Iadanza ha sottolineato la necessità di recuperare un’istanza superiore, di raccogliersi intorno ad un’etica pubblica condivisa che l’Italia, lamenta, non ha mai avuto e che oggi più che mai potrebbe aiutare l’Italia a traghettare i nostri giovani verso quegli obiettivi che furono del grande statista: la laicità della politica, il pluralismo sociale, il riconoscimento delle aspirazione di ogni singolo individuo; la società al servizio del cittadino e non l’inverso; il riconoscimento del bene supremo della libertà, già sottolineato nella “Repubblica di Platone” che non sconfina nell’anarchia, ma riconosce, piuttosto, finitezza e fragilità dell’essenza umana. L’on. Preziosi delinea la figura di don Luigi Sturzo ai giovani presenti, perché lo assumano a modello di impegno civile e politico. Sturzo fu un precursore dei tempi: si nutrì dei principi che erano a fondamento della Rerum novarum, l’enciclica di papa Leone XIII pubblicata nel 1891. Maturò l’idea che la politica fosse una forma esigente di carità, servizio a favore del prossimo, ricerca ed attuazione del bene comune, dovere civico. Il 18 gennaio 1919 offrì al Partito popolare italiano, che contribuì a fondare, un’anima e un orizzonte politico con il suo celebre “Appello ai liberi e forti”, in cui esaltò il ruolo della Società delle Nazioni (l’organismo internazionale da cui è nato l’Onu); difese la libertà religiosa, il ruolo della famiglia, la scelta dell’insegnamento, riconobbe la natura e la funzione dei sindacati, auspicò riforme democratiche come l’ampliamento del suffragio elettorale, da estendere anche alle donne e un maggiore decentramento amministrativo, per andare incontro alle esigenze delle comunità locali. Don Luigi Sturzo fu riformista coraggioso e responsabile; ebbe una concezione di una democrazia sostanziale, pluralistica, orientata al bene comune che ancor oggi costituiscono un esempio di impegno solidale, pose attenzione al tema della pace che in questo momento è completamente assente dal dibattito politico. Alla platea particolarmente nutrita di giovani, Preziosi si è rivolto dicendo “adottiamo il metodo di leggere la realtà in cui viviamo ed il nostro tempo” che, nell’esperienza umana di Sturzo, costituì la molla per impegnarsi in politica a partire proprio dalla condizione di miseria delle persone che incontrava.