Carissimi sposi e carissime famiglie,
vi salutiamo con le parole del Signore Gesù, crocifisso e risorto: Pace a voi!
Papa Francesco, nella Lettera agli sposi in occasione dell’anno “Famiglia Amoris Laetitia” (26 dicembre 2021), utilizza per la “vocazione al matrimonio” l’immagine di “una barca instabile”, ma “sicura per la realtà del sacramento”: “mediante il Sacramento del matrimonio, Gesù è presente su questa barca”. «Cristo “abita” nel vostro matrimonio e aspetta che gli apriate i vostri cuori per potervi sostenere con la Potenza del suo amore. Il vostro amore umano è debole, ha bisogno della forza dell’amore fedele di Gesù. Con Lui potete davvero costruire sulla roccia».
Non esistono famiglie “perfette”. In ogni famiglia ci sono fragilità, difficoltà, dolori, fallimenti … Cristo vuole abitare in queste famiglie. Egli abita nella famiglia reale e concreta. «Solo abbandonandovi nelle mani del Signore potrete affrontare ciò che sembra impossibile. La via è quella di riconoscere la fragilità e l’impotenza che sperimentate davanti a tante situazioni che vi circondano, ma nello stesso tempo di avere la certezza che in questo modo la forza di Cristo si manifesta nella vostra debolezza».
La bella notizia che sempre di nuovo dobbiamo ascoltare e accogliere è: Cristo che era morto è risorto, Egli vive, è presente nella nostra vita, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nella storia. Le ferite devono diventare opportunità, lasciandoci guarire da Cristo.
Lasciamoci salvare da Gesù, il Salvatore!
La prima testimonianza che le famiglie cristiane sono chiamate a donare a tutti è che è possibile ed è bello vivere il progetto di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, pur in mezzo alle prove.
La famiglia nel disegno di Dio è costituita quale “intima comunità di vita e di amore” (GS,48). Essa deve “diventare sempre di più ciò che è, ossia comunità di vita e di amore” in cammino verso il “compimento nel Regno di Dio”. Essa ha la missione di “custodire, rivelare e comunicare l’amore”.[1]
È nella famiglia che si può costruire la “cultura dell’incontro” (Fratelli tutti,216), “così urgente per superare le avversità e i contrasti che oscurano il nostro tempo”.[2]
È a partire dalla famiglia che si può avviare un percorso per rispondere all’emergenza e alla sfida educativa. “Il diritto-dovere educativo dei genitori” è “essenziale”, “originario e primario rispetto al compito educativo di altri”, è “insostituibile ed inalienabile”, non può essere totalmente delegato a nessuno né tanto meno “usurpato”.[3]
Consapevoli che il compito educativo dei genitori è importante e complesso, è necessaria un’alleanza educativa tra le famiglie, le nostre comunità ecclesiali e le istituzioni. Il nostro impegno di pastori, come quello di tutte le comunità ecclesiali, è “offrire sostegno alla missione educativa delle famiglie”.[4]
Gesù ci ha indicato una strada – la via dell’amore – che fa sì che “stare insieme non sarà una penitenza bensì un rifugio in mezzo alle tempeste”. [5]
È necessario riprendere ogni tanto l’inno all’amore di San Paolo (1Cor 13,1-8) e il commento che papa Francesco ne fa nell’Amoris Laetitia (cap. IV), perché la grazia del sacramento del matrimonio è destinata prima di tutto “a perfezionare l’amore dei coniugi” e per purificare sempre di nuovo la parola “amore”, molto utilizzata, spesso “sfigurata”.
L’altro nome dell’amore è misericordia.
È questa “l’architrave” della vita della Chiesa. «Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole» – scrive papa Francesco.[6]
La misericordia, che diventa prendersi cura, accoglienza, perdono permette di ricominciare, di fare il primo passo. La misericordia aiuta a sanare le relazioni ferite, a cercare il miglior bene possibile quando i rapporti si sono incrinati o quando c’è stata rottura, tenendo presente il bene dei figli.
La misericordia è “l’occhio” con cui la Chiesa guarda e accoglie le famiglie in vario modo ferite. Questo non vuol dire “sminuire l’ideale evangelico”, ma “accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno”, facendo attenzione “al bene che lo Spirito sparge in mezzo alle fragilità”, entrando in contatto con l’esistenza concreta degli altri con la forza della tenerezza.[7]
Il nostro discernimento pastorale è “sempre carico di amore misericordioso, che si dispone sempre a comprendere, a perdonare, ad accompagnare, a sperare, e soprattutto a integrare”.[8]
Carissimi sposi e spose,
facciamo nostra l’esortazione di Papa Francesco nella Lettera a voi rivolta a «partecipare nella Chiesa, in particolare nella pastorale familiare. Perché “la corresponsabilità nei confronti della missione chiama […] gli sposi e ministri ordinati, specialmente i vescovi, a cooperare in maniera feconda nella cura e nella custodia delle Chiese domestiche”». Con le vostre proposte e la vostra creatività prendete iniziative in comunione con i vostri pastori “per camminare con le altre famiglie, per aiutare chi è più debole, per annunciare che, anche nelle difficoltà, Cristo si rende presente”.
«Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! – è l’invito di papa Francesco a conclusione della Amoris Laetitia – Quello che ci viene promesso è sempre di più. Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa» (n. 325).
Vi salutiamo con l’appello di San Giovanni Paolo II nel Discorso per l’Incontro con le Famiglie (20 ottobre 2001):
“Famiglia diventa ciò che sei!
Famiglia credi in ciò che sei!”
“Famiglia non ti lasciare scoraggiare dalle difficoltà! – aggiungiamo – Il Signore è sempre con te, anche quando arriva l’ora delle tenebre, che tutto oscura, anche quando la fatica delle relazioni si fa sentire, anche quando il dolore in varie forme bussa alle porte della tua casa. Il Signore c’è, è con te! Sia la preghiera il luogo in cui ritrovare momenti di pace e di tenerezza: la preghiera in famiglia e nella comunità parrocchiale!”.
Invochiamo la protezione della Santa Famiglia.
È una famiglia “unica al mondo”, perché in essa è vissuto nel nascondimento per tanti anni il Figlio di Dio. È una famiglia che “ha trascorso un’esistenza anonima e silenziosa in un piccolo borgo della Palestina” (Familiaris consortio, 86). È una famiglia, che come la maggior parte delle nostre famiglie, ha vissuto un’esistenza feriale e comune. È una famiglia “esperta nel patire”, provata dalla povertà, dalla persecuzione e dall’esilio; una famiglia su cui si abbatte la cattiveria dell’uomo. È una famiglia in cui ci si educa a riconoscere il progetto di Dio e ad aderirvi con fiducia ed è “il luogo di gratuità, di presenza discreta, fraterna e solidale, che insegna ad uscire da sé stessi per accogliere l’altro” (cfr. Francesco, Discorso nella Veglia di Preghiera per la Famiglia, 3 ottobre 2015). È una famiglia che ha coltivato la santità dell’ordinario.
Guardare alla Santa Famiglia è rinnovare il nostro impegno a vivere la chiamata alla santità, fondata nel nostro Battesimo, nel nostro quotidiano, con un susseguirsi di piccoli gesti.
È la santità “della porta accanto”[9]: genitori che accudiscono con amore i figli, che li educano con pazienza e rispetto, che li nutrono non solo del cibo, che pensano non solo alla loro salute fisica e alla crescita culturale, ma trasmettono loro la fede non soltanto con le parole, ma con la testimonianza. Genitori che devono fare i conti ogni giorno con difficoltà economiche, che si prendono cura, non badando alla stanchezza, della disabilità di un figlio o di un genitore anziano, fidando sempre nella presenza del Signore.
Invocando la benedizione della Trinità Santissima, comunione di amore, su tutte le vostre famiglie,
vi salutiamo, assicurandovi la nostra preghiera, sicuri della vostra
Solennità della Santissima Trinità, 12 giugno 2022
I vescovi della Campania
[1] Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 17
[2] Francesco, Lettera agli sposi
[3] Giovanni Paolo II, o.c., 36
[4] Francesco, Amoris Laetitia, 279
[5] Francesco, Lettera, o.c.
[6] Francesco, Misericordiae Vultus, 10
[7] Cfr. Francesco, Amoris Laetitia, 308
[8] Ivi, 312. «“La strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in poi, è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione […]. La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che lo chiedono con cuore sincero […]. Perché la carità vera è sempre immeritata, incondizionata e gratuita!”» (AL, 296).
[9] Francesco, Gaudete et exsultate, 7