Monsignor Andrea Mugione è entrato nella pace di Dio! Ieri, mercoledì delle Ceneri, nel giorno che segna l’inizio solenne della Quaresima – quando l’austero simbolo ci chiama a una conversione senza infingimenti e ogni credente è chiamato a volgere “l’orecchio del cuore” (San Benedetto) alla Parola di Dio –, ha cessato di vivere presso l’Ospedale Cardarelli di Napoli, per entrare nella comunione piena con quel Dio nel quale ha creduto e sperato e che ha amato per tutta la sua vita.
Quest’evento, del tutto inatteso, ci spinge – ancora una volta – a riflettere sui grandi temi della vita. “Fisso lo sguardo sul mistero della morte e di ciò che la segue – scrisse Paolo VI nel suo Testamento – nel lume di Cristo che solo la rischiara, e perciò con umile e serena fiducia. Avverto la verità che per me si è sempre riflessa, sulla vita presente, da questo mistero, e benedico il vincitore della morte, per averne fugato le tenebre e svelato la luce”. Il cristianesimo non è una semplice filosofia, né un’arte del buon vivere, né una scuola di pace. È anche ciò, ma tutto ciò ne scaturisce per irradiazione, non ne costituisce la sorgente, perché il cristianesimo è anzitutto fede in una Persona, Gesù Cristo, Figlio di Dio, che ci ha donato il suo Spirito, che ci ha amati fino a morire per noi, che con la sua morte ha distrutto la morte e con la sua risurrezione ci ha ridato la vita. Se non fondiamo l’esistenza su questo mistero, la nostra è una fede vuota. È come un tralcio secco, buono solo da gettare nel fuoco!
Monsignor Andrea Mugione ha creduto senza riserve in quel Dio al quale ha donato la vita e ha servito la Chiesa con generosità: un uomo buono, di carattere riservato, che in gioventù scelse la via della missione quale strumento privilegiato di evangelizzazione e modalità concreta per vivere il proprio sacerdozio; un uomo franco, immediato, che non si dava arie e che, fatto vescovo in giovanissima età, ha sempre conservato un stile di vita semplice. Un uomo che, pur con tutti i limiti che ognuno di noi porta con sé, ha fatto della sua vita un dono per gli altri. La Chiesa beneventana, che lui ha servito per dieci anni con generosità, lo ricorda con gratitudine e benevolenza: la sua memoria è in benedizione.
+ Felice vescovo