Joseph Ratzinger/Benedetto XVI non era solo un teologo finissimo, eminente per la profondità e pulizia del pensiero, capace di mediare idee complesse con stile semplice e un linguaggio accessibile a tutti. Egli era anzitutto un uomo di fede, un uomo che ha creduto alla Parola del Signore e che il Signore ha chiamato a confermare nella fede i fratelli (Lc 22,32). In tal modo egli intese il suo ministero petrino, insegnando ad amare il Signore e ad amare perciò gli uomini, che sono stati creati a immagine di Dio: tutto l’uomo e ogni uomo, a partire dai più deboli e indifesi.
“Dio si è fatto piccolo – disse nell’omelia della notte di Natale 2006 – affinché noi potessimo comprenderLo, accoglierLo, amarLo. Così Dio ci insegna ad amare i piccoli. Ci insegna così ad amare i deboli. Ci insegna in questo modo il rispetto di fronte ai bambini. Il bambino di Betlemme dirige il nostro sguardo verso tutti i bambini sofferenti ed abusati nel mondo, i nati come i non nati. Verso i bambini che, come soldati, vengono introdotti in un mondo di violenza; verso i bambini che devono mendicare; verso i bambini che soffrono la miseria e la fame; verso i bambini che non sperimentano nessun amore. In tutti loro è il bambino di Betlemme che ci chiama in causa; ci chiama in causa il Dio che si è fatto piccolo”.
Poche volte ho avuto occasione d’incontrarlo di persona, ma sempre, in tutte quelle volte, è stato per me esempio di come si vive l’umiltà e la piccolezza, di come bisogna restare semplici anche se chiamati a responsabilità grandissime. Umiltà, semplicità, piccolezza che sembrano risaltare ancor più ora che è entrato nella pace di Dio. L’arcidiocesi beneventana ricorda con gioia e gratitudine la sua visita, che ebbe luogo nel 2002. La sua memoria resta in benedizione.
+ Felice